“Schegge” di Daniele Berto
Giovedì 27 marzo, presso la Sala Granziol di Preganziol (TV) è avvenuta la presentazione del libro di poesie “Schegge” di Daniele Berto. L’evento è stato organizzato dall’associazione Input, di cui ho l’onore di essere consigliere, un’associazione nata per iniziativa di alcuni giovani del territorio con lo scopo di organizzare eventi ricreativi e culturali rivolti prevalentemente alla fascia 16-35 anni, ma che cerca di coinvolgere persone di tutte le età. La sala in effetti era piena, il pubblico molto variabile: si andava dai pochi mesi alla terza età. Da segnalare la presenza delle autorità, nella persona del sindaco, del vicesindaco e di alcuni membri della giunta comunale.
L’apertura dell’incontro è stata fatta dal presidente dell’associazione, Marco Malerba, mentre l’intervista all’autore e la coordinazione degli interventi era affidata alla segretaria, Ann Marcoleoni, una presenza molto forte che non manca di riservare sorpresa e ammirazione e a cui vanno anche i miei complimenti personali, oltre alla mia amicizia.
Daniele Berto è un giovane di 32 anni, vive a Treviso e lavora come fisioterapista presso la Nostra Famiglia di Conegliano, coniugando l’attività con gli studi presso la Facoltà di Lettere Moderne all’Università Cà Foscari di Venezia. Scrive poesie da quando aveva 17 anni e “Schegge” è il suo primo libro.
Riporto qui un excursus sulla serata, arricchendolo con le parole dell’autore stesso e cercando di cogliere alcuni spunti che ha lanciato durante i suoi interventi.
Daniele Berto inizia a scrivere poesie a 17 anni e continua ancora oggi; quando decide di pubblicare la sua prima raccolta, sceglie come titolo “Schegge“, titolo anche di una delle poesie contenute nel libro. Perché questo titolo? Perché “la scheggia è un frammento che si stacca, qualcosa che vale poco; il lessico in effetti è basso, ripetitivo..poi la scheggia arriva di colpo. Non impiego tanto tempo quando scrivo!!!! Le parole arrivano di botto e le traduco in emozione..leggo poi dopo un mese riguardo se va bene. Schegge è nato in autostrada mentre mi chiedevo che cos’ero”. Infatti, sottolinea l’intervistatrice, questa poesia è una delle più veloci e repentine, le altre sono quasi racconti. Alcune sono brevi, altre lunghe, qualcuna in rima, qualcuna no.. “La poesia cambia perché esprime stati d’animo diversi!!!! La poesia dice io sono così, come fa il ventenne arrabbiato col mondo; ecco quindi la divisione in capitoli, ma non necessariamente in ordine cronologico”. Il libro non segue infatti un ordine cronologico o una qualche suddivisione tematica; seguono più lo stato d’animo dell’autore, quello che lui sentiva nel momento in cui le ha scritte. Già i titoli dei vari capitoli del libro evidenziano un legame col sentimento, con la ricerca di sé, con la fase della vita in cui una persona si può sentire dai 17 ai 30 anni: “Fuori dal branco“, “Nel labirinto della mente“, “Viaggiando nel mio silenzio“, “Bolle di sapone“, “Il muro immaginario” e, non a caso, “Fino alla fine di un altro tramonto” è il capitolo che va a chiudere la raccolta.
Osservando nel dettaglio, i temi sono ricorrenti ed emblematici, “temi di un ventenne che di colpo si ritrova a trent’anni”: fra tutti, la ricerca di sé e l’amore! “L’amore conflittuale, cieco, giovanile, sognante,…. A vent’anni l’amore è esplosivo, una sconosciuta fa un disastro!!! Poi, dopo l’innamoramento, nasce la lotta per le piccole cose, ma non è un amore di serie b, è un amore vissuto!! L’amore è qualcosa di magico,poi se è corrisposto è ancora più bello”. Una poesia, intitolata non a caso “La sconosciuta“, esprime in modo limpido questo concetto.
Ma se osserviamo, al di là delle parole, cosa vediamo tra le righe delle poesie? Vediamo che “La poesia non corre, cade, come il percorso di un ventenne..”. “Butti giù le parole ma ti accorgi che invece che in orizzontale ti viene in verticale. Poi gli spazi tra le parole,le virgole,per dire qualcosa che hai dentro”, come per esprimere il tuo Io in evoluzione, a volte frammentato, a volte in un precario equilibrio durante il tuo percorso di crescita, di (ri)scoperta, di evoluzione. “La poesia è un modo per creare qualcosa che non necessariamente è vero, deve riassumere persone diverse,momenti diversi. Il foglio materializza sé stesso!!!!”. Anche qui, il resto “Tu: poesia” è forse quello che meglio esprime questo concetto.
Nel corso della sua esperienza, l’autore ha letto con passione (ed enorme ammirazione) moltissimi autori di poesie, da Montale, a Rimbaud, a Leopardi, a Pablo Neruda. È stata in particolare la conoscenza di una ragazza dell’America Latina a portarlo verso gli autori di quella zona del mondo; la conseguenza di questo è stato un nuovo stile di scrittura, più prosaico, maggiormente volto a raccontare storie. In realtà sembra che nel cassetto dell’autore vi siano anche veri e propri racconti, ma “non ancora abbastanza buoni, forse saranno materia per un altro libro”.
Alla luce di tutto questo, è interessante vedere qual è la funzione e l’essenza della poesia: “Il mondo senza poesia: non siamo umanità ma automi; la poesia è un’esigenza, un modo per comunicare!” Secondo alcuni, oggi i poeti non ci sono più, non si comunica più come una volta.
Leggere un libro di poesie in questo senso sarebbe molto importante, “perché potrebbe spingere a scrivete e a riflettere su sé stessi! Tutte le vite sono importanti, è un modo per esprimersi come cantare,dipingere,fare foto.. Potrebbe essere un modo per esprimersi e, esagerando, per rendere il mondo un posto migliore!!!!”. Anche Salman Rushdie, ascrittore indiano naturalizzato britannico, affermava che “il mondo potrebbe essere salvato solo dall’intelligenza, dalla bellezza, dall’amore e dalla poesia”.
Nel 2007, nella mia tesi di laurea in Scienze Psicologiche presso la Facoltà degli Studi di Padova, affermavo che la poesia è libertà di pensiero, evasione dalla realtò, simbolismo, soggettività e svelamento dell’inconscio, riprendendo gli scritti di Sigmund Freud, Erik Erikson, Donald Meltzer, Donald W. Winnicott e Giovanni Giaconia. Dopo aver approfondito anche il bellissimo lavoro di Donatella Bisutti, “La poesia salva la vita: capire noi stessi e il mondo attraverso le parole“, proponevo l’idea che lo scrivere poesie potesse servire in particolare ll’adolescente, che attraversa uno dei periodi più carichi di incertezze e di conflitti di tutto l’arco dell’esistenza, come espressione di sè, espressione di un eventuale dramma interiore, della perdita di sicurezze. Ma, intervistando un professore che aveva pubblicato anch’egli una raccolta di poesia, avevamo riflettuto su quanto la poesia fosse uno strumento di comunicazione potentissimo, dosponibile a tutti; comunicazione per sè, su di sè, ma anche comunicazione verso l’Altro. La poesia, prima di tutto, deve parlare!
“Credo sia questo il magico potere della poesia, come credo che molti, se ne accettassero il avlore, almeno una volta nella vita ne trarrebbero giovamento, se non puro piacere” (la mia tesi di laurea).
Citazioni principali
Bedini, E. (2007). “Un sudario di gioia. Tra poesia e adolescenza”. Tesi di Laurea in Sienze Psicologiche della Personalità e delle Relazioni Interpersonali, Università degli Studi di Padova.
Bisutti, D. (1992). “La poesia salva la vita; capire noi stessi e il mondo attraverso le parole”. Milano, Mondadori.