Un amore perfetto? Una riflessione basata sul film di Jonathan Dayton e Valerie Faris “Ruby Sparks”

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Il tema della coppia è un argomento che da sempre riguarda ampie branche della psicologia, ma anche del pensiero comune; è infatti uno dei temi su cui molti autori hanno disquisito a lungo, cercando di tessere una possibile descrizione delle caratteristiche del rapporto a due, considerando genesi, sviluppo, genoma, implicazioni, sentimenti coinvolti. Allo stesso modo, la coppia sembra legata in modo indissolubile al tema dell’amore, che da secoli impegna l’animo e l’intelletto in ragionamenti e dibattiti che non sembrano trovare fine, ma trovano campo in tutte le discipline e aree del pensiero umano.

Sull’amore hanno iniziato a scrivere i filosofi ateniesi, primo fra tutti Platone, con il suo celeberrimo “Simposio”. Nella sua opera, egli presenta varie concezioni dell’amore, di cui la più famosa è la teoria dei corpi divisi a metà dagli Dei, che nella loro invidia condannano l’essere umano a cercare per tutta la vita la persona che lo completi (famosissima la scena del film “Tre uomini e una gamba”, dove Aldo, Giovanni e Giacomo ascoltano con attenzione una semplificazione del pensiero platonico). Da allora, filosofi, medici, scrittori e, dalla nascita della disciplina, numerosi psicologi si sono cimentati nel tentativo di dare una descrizione di un fenomeno così complesso e fondamentale che sembra non aver mai raggiunto un definitiva spiegazione. È impossibile qui soffermarsi sulle varie teorie dedicate al tema della coppia e dell’amore (cfr, ad esempio, Branden, 2010; Dacquino, 2009; Fromm, 1956; Galimberti, 2009; Hellinger, 2004; Hooks, 2008), ma si tenterà di presentarne una breve rassegna con i punti che , in questa sede, sembrano maggiormente significativi.

In psicologia, l’amore può essere definito come un “rapporto duale che ha alla sua base uno scambio emotivo di diversa intensità e durata, promosso dal bisogno fisiologico della soddisfazione sessuale e dal bisogno psicologico dello scambio affettivo [che] solo di recente è divenuto oggetto di ricerca scientifica nell’ambito della psicologia, della psicoanalisi, della psicologia del comportamento e della fenomenologia” (Galimberti, 2006). Uno degli autori che maggiormente si è dedicato allo studio dell’argomento è Robert J. Sternberg, che considera l’amore costituito da alcuni fattori fondamentali o, come li chiama lui, “costellazioni”: prima di tutto l’intimità, che implica sentimenti di vicinanza, unione e legame; in secondo luogo la passione, che ha il suo centro nella sessualità e da cui derivano attrazione e idealizzazione; infine, la decisione, quindi la determinazione ad amarsi e l’impegno a farlo nel tempo (Sternberg, 1986). Queste definizioni fanno sorgere due considerazioni molto importanti: in primo luogo, l’amore porta con sé l’aspetto fisico, collegato all’intimità e alla sessualità, e un aspetto più psicologico, collegato invece all’impegno che ciascun membro della coppia prende nei confronti di sé stesso, dell’altro e della coppia stessa, nonché di un’altra forma di intimità, che slegata dalla fisicità si riconosce in un’apertura verso l’altro e una disponibilità all’ascolto, all’accoglienza e alla condivisione[1]. In questo senso, l’amore è una scelta autonoma, libera, ma che porta con sè qualcosa che potremmo definire un “contratto di coppia”, che non implica solo la fedeltà verso l’altro, ma anche la cura della relazione e, in particolare, l’accettazione dell’altro, sia per quanto riguarda i suoi pregi che i suoi difetti. Sembra un concetto ovvio, ma si assiste spesso a una conflittualità di coppia che deriva proprio da questa mancanza di accettazione verso l’altro, una sorta di elaborazione del lutto per un’immagine idealizzata del partner che, con il tempo, si dimostra totalmente irrealistica. Questo è vero soprattutto quando è ormai lontano il tempo dell’innamoramento o dell’infatuazione, in cui la conoscenza è ancora all’inizio e il partner sembra perfetto sotto tutti i punti di vista. Ma prima o poi la disillusione è in agguato e, solo una volta che sarà superata, la coppia può trovare la sua stabilità e vivere in una nuova condivisione ed accettazione[2].

La seconda considerazione deriva necessariamente da questo aspetto e riguarda l’amore patologico, o male d’amore; al giorno d’oggi non si contano più i casi di relazioni di coppia finiti in tragedia, con fenomeni come stalking, uxoricidio, violenza, e via dicendo. Il problema molto spesso risiede in una forma di attaccamento estremo, in cui uno dei partner è incapace di separarsi dall’altro, presenta una gelosia estrema o è incapace di accettare che l’altra persona abbia una propria personalità, propri desideri, proprie tendenze e, come abbiamo visto, propri difetti. Nel momento in cui il partner è solo una trasposizione dei desideri e della volontà, la coppia cessa di esistere in quanto tale, e l’altra persona non è che un prolungamento della propria personalità, dipendente, fusionale, da cui è impossibile accettare la separazione.

Di letteratura sull’argomento è possibile reperirne a volontà (cfr, ad esempio, Kernberg, 1996; Lorenzi, 2010; Nazare-Aga, 2008), ma non è mio interesse dilungarmi su un tema così vasto. Il mio intento è mantenere una posizione intermedia, in cui i concetti che abbiamo visto possono essere considerati senza necessariamente andare a fondo della psicopatologia.

Uno spunto di riflessione molto interessante, in questo senso, ce lo da il film di Jonathan Dayton e Valerie Faris “Ruby Sparks”, uscito a dicembre 2012 nelle sale italiane. E’ un film anomalo, che presenta tratti di commedia ma anche alcune scene molto forti che fanno tutt’altro che ridere. Il film tratta la storia di Calvin, ex-ragazzo prodigio che è diventato famoso a 19 anni con un romanzo di enorme successo. Anni dopo è un giovane solitario, reduce dalla rottura dell’unica storia d’amore della sua vita, con un fratello molto diverso da lui che insiste nello spronarlo a vivere la vita. Nella speranza di conoscere qualche ragazza, prende allora un cane che chiama Scotty, in onore dello scrittore Francis Scott Fitzgerald, augurandosi di attirare così qualcuno ad accarezzarlo; ma il cane ha paura delle persone, quindi il suo psicoanalista gli da un consiglio: scrivere un racconto su qualcuno che potrebbe apprezzare, ricambiato, il suo cane. Calvin inizia così a raccontare di una ragazza di nome Ruby Sparks, riempendo pagine in cui gli da una vita, una storia, un aspetto fisico che ha più volte visto nei suoi sogni ad occhi aperti. Una mattina, inspiegabilmente, Calvin trova Ruby in casa sua a preparargli la colazione. Dopo una iniziale angoscia e paura di essere impazzito, accetta questo miracolo e vive la storia d’amore più bella che potesse immaginare. Ma la cosa interessante è che, così come Ruby sembra nata dalle pagine del racconto, così tutto ciò che egli scrive riguardo a lei si avvera. Ecco quindi che, quando lei decide di uscire con amici, Calvin scrive di quanto lei stia male se sono distanti, e subito Ruby rientra a casa e non si separa più da lui, standogli sempre abbracciata anche quando deve rispondere al telefono o camminano per strada. E solo quando Calvin si accorge di cosa voglia dire manipolare una persona fino a negarle la volontà, la storia giunge a una svolta!

Il film è interessante sotto molteplici aspetti: non è la classica commedia che fa semplicemente sorridere, ma piuttosto una notevole fonte di spunti. Prima di tutto, è un ritratto dolce e amaro allo stesso tempo di ciò che succede quando i sogni sembrano avverarsi. E’ così positivo avere una persona che rappresenta tutto quello che noi desideriamo? A quanto pare no, prima di tutto perchè non sempre siamo consapevoli di ciò che vogliamo e non sempre siamo così contenti che essi si realizzino (prima Calvin vuole che Ruby stia con lui, poi trova soffocante e triste la sua presenza continua); in secondo luogo, perchè dopotutto ci fa stare un pò meglio il fatto che l’altra persona abbia una propria volontà e, in fondo, la propria libertà[3]. Senza voler svelare nel dettaglio il finale del film, la felicità della coppia sembra arrivare solo nel momento in cui Calvin è capace di accettare la separazione da Ruby, nel senso di lasciarle la sua libertà e la totale indipendenza da ciò che lui scrive e quindi desidera da parte del partner.

Un altro film, “Repli-Kate”, diretto nel 2002 da Frank Longo, affrontava il tema della donna perfetta per l’uomo, ma sotto una luce molto diversa, in primis quello sessuale. Ad esempio, Kate faceva l’amore come un uomo, senza preliminari. “Ruby Sparks”, nonostante qualche riferimento tra le righe, non si interessa di questo tema, ma va invece a considerare l’aspetto emotivo e psicologico dell’amore. Morale della favola: se ogni persona ha un ideale di partner da avere accanto, è meglio stare attenti a ciò che si desidera davvero. Molto spesso l’ideale non è ciò che vogliamo, ma ciò che abbiamo accanto.

Bibliografia

Branden, N. (2010). La psicologia dell’amore romantico. L’amore romantico in un’epoca anti-romantica. Milano: Corbaccio.

Dacquino, G. (2009). Che cos’è l’amore. L’affetto e la sessualità nel rapporto di coppia. Milano: Mondadori.

Fromm, E. (1996). L’arte di amare. Milano: Mondadori.

Galimberti, U. (2006). Dizionario di psicologia. Torino: UTET Libreria.

Galimberti, U. (2009). Le cose dell’amore. Milano: Feltrinelli.

Hellinger, B. (2004). Ordini dell’amore. Un manuale per la riuscita delle relazioni. Milano: Feltrinelli.

Hooks, B. (2008). Tutto sull’amore. Nuove visioni. Milano: Feltrinelli.

Kernberg, O. F. (1996). Relazioni d’amore. Normalità e patologia. Milano: Raffaello Cortina.

Lorenzi, P. (2010). Mal d’amore. Innamoramento, gelosia, malinconia, amore molesto. Torino: Antigone.

Nazare-Aga, I. (2008). La manipolazione affettiva. Quando l’amore diventa una trappola. Roma: Castelvecchi Editore.

Sternerg, R. J. (1986). A triangular theory of love. Psychological Review, 93.

[1] Qui purtroppo gioca a nostro sfavore la lingua italiana, molto spesso molto colorita e con una forte connotazione sessuale. Se infatti il nostro termine Intimità fa pensare a un momento in cui la coppia è da sola, libera e aperta ai bisogni sessuali dei membri, il termine inglese Intimacy ha un significato diverso, praticamente intraducibile nella nostra lingua con una sola parola. Nell’ottica inglese, infatti, ha il significato di intimità psicologica, vale a dire fiducia, apertura, vicinanza emotiva, condivisione, dialogo.

[2] E’ come se, nella prima fase dell’amore, diciamo romantica, uno dei due partner potesse dire: “questa persona è perfetta!”. Il passaggio successivo lo porta invece a dire “forse qualche difetto ce l’ha!”, fino al fatidico “questa persona è proprio sbagliata per me!”. A questo punto, la coppia può trovare due soluzioni: o la rottura definitiva della relazione, oppure il suo proseguimento, a cui potrebbe fare seguito la fase del “sì, non è perfetta, ma mi piace così com’è!”

[3] Ovviamente questo è vero per le personalità più sane. Alcuni disturbi di personalità implicano l’impossibilità di accettare la libertà e l’indipendenza dell’altra persona.

 

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