Perchè andare dallo psicologo?
Nella nostra società e nella nostra cultura, sembra che andare dallo psicologo sia una cosa di cui non andare fieri, se non di vergognarsi; come se chiedere aiuto a un professionista del campo voglia dire “essere deboli”, “essere malati” o “essere pazzi”.
Sfatiamo un mito
E’ importante sottolineare che, nonostante quello che si possa pensare, non c’è nulla di male nel chiedere aiuto a una persona esterna! Può infatti capitare, in alcuni momenti della nostra vita, di sentirci smarriti, deboli, tristi, senza possibilità di uscita. In questi casi, confrontarsi con qualcuno può veramente fare la differenza!! (e anni di pratica continuano a dimostrarmelo).
L’invito è quindi di prendersi cura della propria salute psicologica, così come si fa con la salute fisica, andando oltre a certe barriere mentali e da pregiudizi, stereotipi sociali, convinzioni errate che possono rischiare di limitarci nel nostro processo di prendersi cura di noi stessi!
Miti errati sullo psicologo
Vi sono dei miti errati anche per quanto riguarda la figura stessa dello psicologo o psicoterapeuta:
1) costa troppo: dipende; ovviamente la parcella è calibrata in funzione della preparazione che è stata necessaria per poter fornire un certo servizio e deve essere commisurata all’impegno profuso. Tuttavia, la spesa per un ciclo di sedute è, nella maggior parte dei casi, perfettamente sostenibile.
2) è un estraneo, non può capire: proprio il fatto che il professionista sia esterno, non coinvolto personalmente ed emotivamente, gli permette di avere uno sguardo più critico e più oggettivo. Inoltre, il rapporto con lui non sarà influenzato da quello che emergerà in seduta; cosa che accade, invece, con un amico o un parente.
3) deve dare consigli: questo stereotipo è molto diffuso e alcune volte può creare attriti con il cliente; lo psicologo, in realtà, molto raramente dà consigli, per il semplice fatto che consigliare a una persona come comportarsi implica una notevole assunzione di responsabilità e la presunzione di sapere quello che è meglio per lui. Personalmente, quello che cerco di dare alle persone è una spiegazione alternativa a quello che sta succedendo, permettendo loro di farsi nuove idee e di scegliere autonomamente, magari accompagnati da me, come comportarsi nella propria quotidianità.
Quindi: cosa può fare lo psicologo?
Lo strumento principale dello psicologo è l’ascolto della persona! Attraverso le domande e l’osservazione del non verbale, cerca di ottenere informazioni su quello chele sta accadendo; una volta che crede di avere sufficienti elementi, restituisce quella stessa storia in un altro modo, aprendo nuovi significati, connettendo gli eventi e le persone, in un modo che probabilmente la persona non era riuscita a fare. E come mai? Perchè, quando si è dentro a degli eventi, se ne percepisce solo una parte, ma quando si è fuori di può vedere il tutto! Attraverso il lavoro su questa nuova storia, la persona, insieme al professionista, può leggere nuove sfumature, elaborare i vissuti, scegliere una strada alternativa tra quelle possibili. In tal modo, potrà uscire dal momento di disagio in cui si trovava quando ha chiesto aiuto.
Per quali ragioni chiamarmi?
Lo psicologo può lavorare su diversi fronti nell’aiutare la persona che sta male o che si sente bloccata; se possiede una specializzazione in psicoterapia, come il sottoscritto, la sua competenza e i suoi strumenti gli permettono di intervenire in una gamma ancora più ampia di situazioni!
Tra queste:
- bisogno di ritrovare serenità e felicità;
- bisogno di crescita personale;
- necessità di sfogarsi ed essere accolti;
- bisogno di trovare una maggiore consapevolezza di sè;
- momenti di crisi temporanea (lutti, traumi, eventi stressanti, …);
- relazioni bloccate o sofferte (litigi, divorzi, separazioni, difficoltà nella gestione dei figli, …);
- blocchi evolutivi (non riuscire a cambiare le cose, ad esempio staccarsi dai genitori o finire gli studi);
- situazioni di malessere emotivo (depressioni, ansia, …) che interferiscono con la normale vita quotidiana;
- situazioni in cui sentiamo di aver “perso il controllo” (rabbia, alterazioni del pensiero, fobie, …)
- cambiamenti nel comportamento (ansia, umore, paure, …) che si presentano all’improvviso;
- situazioni ad alto stress (abusi, violenze, bullismo, mobbing, …);
- qualsiasi situazione in cui ci si sente intrappolati, bloccati, fuori luogo, inermi.
Per qualunque di queste cose, è possibile richiedere un colloquio conoscitivo! Tale colloquio non è vincolante in nessun modo e la persona può interrompere il percorso quando lo ritiene più opportuno.